Itália

Le foto raccolte nella nostra mostra digitale illustrano le storie di vita di giovani che si sono trasferiti in Portogallo da diversi angoli del mondo, andando oltre l’Europa in paesi come Angola, Mozambico, Timor Est, Brasile, Venezuela e altri ancora.
Le storie affrontano tre questioni principali:
– Il significato della foto nel loro percorso personale, evidenziando le sfide che loro o le loro famiglie hanno incontrato durante il trasferimento in Portogallo, nonché i risultati o le pietre miliari raggiunti dopo la migrazione.
– I loro sentimenti nel parlare della loro terra d’origine con i membri della famiglia.
– Le loro aspirazioni a tornare a vivere o a visitare il loro Paese d’origine.

Abbiamo preservato il linguaggio e lo stile autentico delle storie per garantire una rappresentazione genuina.

Le foto raccolte nella nostra mostra digitale illustrano le storie di vita di giovani che si sono trasferiti in Portogallo da diversi angoli del mondo, andando oltre l’Europa in paesi come Angola, Mozambico, Timor Est, Brasile, Venezuela e altri ancora. Le storie affrontano tre questioni principali: – Il significato della foto nel loro percorso personale, evidenziando le sfide che loro o le loro famiglie hanno incontrato durante il trasferimento in Portogallo, nonché i risultati o le pietre miliari raggiunti dopo la migrazione. – I loro sentimenti nel parlare della loro terra d’origine con i membri della famiglia. – Le loro aspirazioni a tornare a vivere o a visitare il loro Paese d’origine. Abbiamo preservato il linguaggio e lo stile autentico delle storie per garantire una rappresentazione genuina.
– Questa foto di foresta Krusevo. Mi fa pensare a casa, ai tempi con amici. Studiare economia in inglese duro, ma io andare avanti e imparare. Sono fiero di questo. – Quando parlo di Macedonia con famiglia, sento tanto la mancanza. Mi manca le feste, i giochi, nonna. Sempre penso a queste cose. – Voglio tornare in Macedonia per visitare ma no per stare. è povera
– Questo è tavë kosi. è il piatto della festa. Sono qui da solo ma con mio fratello e i miei cugini. Ogni tanto lo facciamo e ci sentiamo a casa. – Discutere del mio paese d’origine con i parenti mi rende molto come si dice… emotivo. Mi mancano le tradizioni, i paesaggi, e soprattutto la sensazione di appartenenza che ho lasciato in Albania. – Non lo so. Visitarla sì viverci non so
– Questo è ricordo albania per me. mi manca – Parlando di Albania, mi sento triste. Mi manca. – Vorrei tornare in Albania, forse per vivere o solo per visita
– Questo è il mercato di Karachi. È semplicemente incredibile – Quando parlo del Pakistan con la mia famiglia, mi rende felice e triste. – Ricordo la nostra cultura e la nostra gente, ma mi sento anche lontano.
– QUESTO È PAKISTAN – Quando si parla di Pakistan, è difficile. manca. – Io voglio tornare in Pakistan, ma non è facile.
– Questa foto è CASA PER ME!!! – Lavoro qui, è dura ma sono orgoglioso di parlare del Bangladesh con la mia famiglia ogni giorno. Mi mancano le feste e la gente. – Non so, forse. visita si
– Questa è la mia città. – Sono nero e orgoglioso di parlare di Cameroun mi fa sentire la mancanza di più. – Solo per visitare
– Apollonia è le nostre radici. Siamo illirici. Mi sento fiera, studio economia e mi mantengo lavorando. Quando torno a casa sono fiera. – Parlando dell’Albania con i miei parenti, mi sento malinconica. – Mi piacerebbe visitarla e perché no anche viverci
Questo è per fare caffè nostro. Mi sento a casa – Quando parlo di Albania, mi manca molto. Mi piace ricordare. – Voglio tornare, forse per vivere, o solo per vedere.
– Cambiare paese e stile di vita é molto difficile e ti segna tanto, soprattutto quando non parli o parli poco la lingua del paese nuovo. – In realtà sto studiando in Albania, il paese di mio papá. Mi sono avvicinata alle mie radici e questa cosa mi piacerebbe molto. Sarebbe bello anche visitare la Polonia
– In questa foto si vede il mio gatto in Moldavia che non c’è più, mi rappresenta non solo perchè mi piacciono i gatti ma perchè c’è sempre stato che anche se mancava per qualche tempo tornava a differenza di mio padre. – Partendo dal principio sacrificio più grande lo ha fatto mia madre, che grazie a lei e al mio nuovo padre italiano che ha sposato, dopo aver divorziato dal mio padre biologico che aveva problemi con l’alcol. Ci ha portato in Italia io e mia sorella in un paese con lingua, cultura, stile di vita differenti. Dove ho imparato la lingua, ho fatto amicizie e mi sono affezionato a questo nuovo stile di vita. – Per vivere no, perchè a parte la capitale è un paese povero, dove non vedo un futuro dove stanziarmi. Per visitarlo si perchè nonostante la povertà ho dei bei ricordi della mia infanzia, del luogo dove sono nato.

– Si, una bussola
– Questo oggetto è un regalo che mia madre ha fatto a me e che le aveva regalato suo padre, sapendo che lei avrebbe voluto viaggiare tanto. Mio nonno è morto prima di sapere che mia mamma sarebbe venuta qui. Così lei me l’ha regalata, come augurio per viaggiare
– I miei non hanno un buon rapporto con il Senegal. Mio padre faceva politica e ha avuto molti probelimi per questo. Anche per questo motivo lui e mia madre sono venuti qui. E prima ancora in Germania e Belgio. Non gli piace parlare del Senegal, mio padre dice che il presidente di adesso è corrotto come tutti gli altri.
– Ci sono stata solo una volta, molti anni fa. Poi non mi hanno più voluto portare

– Non ho foto perché piccolo Non ho uno foto però ero contento. – Perché stavo con i genitori miei – Per visitalo
– Si sono foto di soldi di India Sono le rupie (moneta di mio Paese) che ho tenuto in tasca durante il viaggio che mi ha portato in Italia e che ora sono il mio porta fortuna. – Quando siamo venuti in Italia io e mio padre abbiamo lasciato famiglia in India per venire a lavorare qui. Eravamo soli, io badavo alla casa e lui lavorava da signori importanti. Ora lui è badante e ha fatto arrivare qui anche la mamma e le mie sorelline. Adesso lavoriamo tutti e abbiamo una casa piccola ma buona. Io ho finito scuola e ora voglio fare estetica – India mi manca ma mi piace vivere qui, perché posso essere una ragazza più libera, andare a scuola e non mi devo per forza sposare giovane o fare bambini
– Orecchino di mia nonna – Mia nonna (madre di madre) era molto importante per me. Noi siamo partiti dall’India nel 2018 e la nonna è morta mentre noi stavamo qui. Lei era come un altra mamma per me. Ora porto sempre il suo orecchino con me così la sento molto vicino – Si mi piacerebbe tornare perché qui non mi trovo tanto bene perché lavoro sempre con i miei genitori e non faccio la scuola.
– Si e questo oggetto è un blocchetto con all’interno delle lettere. Questo piccolo blocco è pieno di lettere scritte da persone molto care a me. – All’inizio del mio percorso, mi ricordava quanto fossi amata e quante persone mi supportassero, anche se fisicamente distanti. Quando io e mia madre siamo arrivate in Italia, è scoppiata la pandemia di Covid-19, rendendo il nostro inserimento nella società italiana molto più difficile. Il lockdown ci ha costrette a rimanere in casa, senza lavoro né scuola. La mancanza di lavoro ci ha portato a gravi difficoltà economiche. Quando le restrizioni si sono allentate, abbiamo cercato casa ovunque, ma spesso abbiamo incontrato pregiudizi. Con l’introduzione della legge che concedeva il permesso di soggiorno ai lavoratori, mia madre e poi anche io abbiamo avuto l’opportunità di ottenerlo. Dopo tre anni, sono finalmente riuscita a ricevere il permesso di soggiorno, il che significava per me la possibilità di tornare nel mio paese d’origine e rivedere i miei cari dopo tanto tempo. Ora, dopo più di quattro anni, posso dire che il nostro obiettivo di avere una vita migliore è stato raggiunto. – Non c’è dubbio che ogni volta che torno in visita, mi sento piena di gioia e appartenenza. Cerco di farlo il più spesso possibile, perché è lì che mi sento veramente a casa. Allo stesso tempo, nutro il desiderio di poter tornare a viverci, considerando il notevole progresso che il paese ha fatto nel frattempo.
– Mi piacerebbe tornare nel mio paese d’origine per visitarlo. Attualmente non intendo andarci per viverci definitivamente
– Si ,Questo inverno sono andata in Marocco (mio paese d’origine ) e ho visitato la Moschea di Hassan II . Edificata per volontà del sovrano Hassan II e inaugurata nel 1993, è per dimensioni la moschea più grande del Marocco e tra le più grandi del mondo. – Ho scelto questa immagine non solo perché rappresenta un monumento storico/artistico ,ma anche culturale essendo un paese con la maggioranza mussulmana ;Dunque penso sia il piú adatto ha rappresentare simbolicamente le mie origini. Essendo emigrata molto piccola il concetto di emigrazione mi ha sempre accompagnata ,sopratutto in capo scolastico .Come tutti non sapevo la lingua ,ma grazie ad aiuti dei insegnanti e tanto impegno e volontà sono riuscita in pochissimi mesi ad imparare la lingua italiana .Per me questo è già un grande successo personale che mi ha portata a chi sono oggi , ormai pur essendomi integrata al massimo la mia “sfida finale “è quella ti godere dei diritti che mi sono stati concessi e mostrare a tutti che pur avendo una nazionalità diversa sia dal punto di vista politico,ma anche umano che siamo uguali senza distinzioni. – Ho desiderio di tornare nel mio paese d’origine per visitarlo
No. Nulla – Adesso il mio paese d’origine (Ecuador) sta passando per un periodo abbastanza grave, uno stato di allerta per cui ci andrei per visitare i miei familiari, ma non per ritornarci a vivere.
– Sono i miei quaderni di scuola. – Per i miei genitori è stato molto importante mandarmi a scuola, soprattutto perché sono nata in Italia e volevano che facessi tutto come i bimbi italiani. Loro non hanno finito la scuola e in Cina hanno sempre fatto una brutta vita per questioni politiche: ecco perché sono venuti in Italia. Per loro venire qui e sapere che potevo crescere da italiana è stata un orgoglio. – Vorrei tanto. Non ci sono mai stata però anche quella è un poco casa mia. Però ho un po’ paura a andare, ma soprattutto non vorrei fare dispiacere mamma e papà o farli soffrire
– Dvd di Domenico Modugno. – Mio padre quando venne in Italia compro un dvd di Domenico Modugno e lo ascoltava sempre, io e i miei fratelli siamo cresciuti con le sue canzoni. Per mio padre le sue canzoni sono come le colonne sonore di quel periodo della sua vita avendolo accompagnato in tutto il suo percorso. – Non ho il desiderio di andare a viverci ma uno dei miei desideri e poterlo vistare tutto.
– L’aeroporto Nene Tereza, Tirana, ALB. – L’aeroporto segna il confine tra il passato e il futuro, un luogo carico di emozioni contrastanti. È qui che ho salutato la mia vecchia vita, con tutte le sue radici e i suoi legami affettivi, per intraprendere un viaggio verso un territorio sconosciuto. Il momento della partenza è stato un turbine di sentimenti, tra l’entusiasmo per le nuove avventure e l’ansia per l’incertezza del domani. Nell’aeroporto, le lacrime hanno fatto da protagoniste, sia per me che per i miei genitori. È stato un momento struggente, in cui le emozioni hanno traboccato liberamente. Le lacrime rappresentavano una miscela di tristezza per l’addio alle persone e ai luoghi amati, ma anche di speranza per le opportunità che ci attendevano nel nuovo paese. Guardando i miei genitori, che hanno sacrificato tanto per garantirci un futuro migliore, ho provato una profonda gratitudine, ma anche un senso di responsabilità. Nonostante il dolore della separazione e la paura del futuro incerto, abbiamo affrontato quel momento con determinazione e coraggio. Le nostre lacrime erano un segno del legame e dell’amore familiare, ma anche della forza interiore che ci avrebbe aiutato a superare le sfide che ci attendevano. E così, con il cuore pesante ma colmo di speranza, abbiamo varcato quella soglia, pronti ad affrontare un nuovo capitolo delle nostre vite. Le sfide personali che ho affrontato durante la mia immigrazione sembrano insignificanti di fronte alla determinazione dei miei genitori. È stato particolarmente difficile vedere due persone di oltre 50 anni adattarsi a una nuova vita solo per garantire un futuro migliore ai loro figli. La ricerca di lavoro, l’apprendimento di una nuova lingua, il tentativo di fare amicizia – sono sfide che abbiamo affrontato insieme. Tutte queste sfide hanno provocato sentimenti di isolamento e nostalgia per ciò che abbiamo lasciato alle spalle. Tuttavia, nonostante queste difficoltà, abbiamo dimostrato una straordinaria forza nel cercare di adattarci e costruire una nuova vita in un ambiente completamente diverso. Abbiamo affrontato le sfide con coraggio, trovando modi per superare gli ostacoli e integrarci nella nuova comunità. – Tornare nel mio paese d’origine mi suscita sempre sentimenti contrastanti perché durante la mia assenza le cose sono cambiate. Non sono sicuro se vorrei stabilirmi di nuovo lì, ma una cosa è certa: non penso che troverò mai più la stessa felicità altrove come nel mio paese d’origine. Continuerò a visitare il mio paese d’origine senza mai smettere, perché anche se non sono certo di volerci tornare a vivere, sento un forte bisogno di riconnettermi con le mie radici e con i luoghi che hanno contribuito a formare chi sono.
– Per i primi tre mesi di guerra (03/04/2022-06/03/2022), sono andata in Polonia senza i miei genitori e parenti con una valigia. Il giorno prima del viaggio, la madre della mia migliore amica mi ha dato il suo posto nel rifugio della scuola polacca e, dopo esattamente 7 ore di montaggio, mio ​​padre mi ha accompagnato al luogo di incontro dei bambini attraverso i posti di blocco militari. Ricordo come guidavamo – 30 bambini dagli 11 ai 17 anni e discutevamo che la guerra sarebbe continuata per un massimo di 2-3 settimane, mentre tre adulti che guidavano con noi incollavano sui finestrini la scritta “Bambini”, poi tutti lo facevano questo nella speranza che i soldati russi vedano queste iscrizioni e non sparino a questi autobus (come abbiamo appreso in seguito, questo non ha aiutato quasi nessuno). – Questa foto è stata scattata il 27/03/2023. Quando è passato poco più di un anno dall’inizio della guerra in Ucraina e 10 mesi da quando sono tornata in Ucraina. Durante una gita scolastica con i miei compagni di classe, vicino al “cuore dell’Ucraina”. Si tratta di una struttura architettonica il cui centro imitava le vibrazioni e attorno al quale si ergevano pilastri con i nomi di tutte le città dell’Ucraina. Sono in piedi accanto a un pilastro con l’iscrizione della mia città. Poi mi sono sentita al mio posto e ho creduto che, nonostante la guerra, avrei potuto fare progetti nel mio paese natale. Mio fratello ha un grave grado di disabilità, per questo i miei genitori non hanno osato lasciare la casa nostra. Tuttavia, mia zia convinse mio padre a visitare l’Italia per almeno 2 settimane e cercare di trovare un posto adatto in cui vivere. E così è successo, 2 giorni di viaggio, 2 settimane di ricerca di un alloggio, il secondo anno di guerra ed ero di nuovo all’estero. Naturalmente questa volta ho preso il trasloco con più calma perché dovevo concentrarmi sull’aiuto dei miei genitori e sulla creazione di una nuova casa, capisco anche le ragioni di questa decisione, dato che non possiamo dire con certezza quanto durerà ancora la guerra ultimo, ma non riesco ancora ad abbandonare le mie responsabilità di comprendere, sostenere e rispondere onestamente alla domanda “Cosa voglio io?” – molto probabilmente dopo la fine della guerra tornerò in Ucraina, o forse dopo anni vissuti qui quando sarò troppo legato a questo posto, scenderò a compromessi con la mia coscienza e aiuterò la mia patria dall’estero
– Si. – Il sacrificio che i genitori migranti fanno andando in un luogo sconosciuto, non conoscendo la lingua o cosa gli spetta, solo per garantire un futuro migliore ai propri figli. – Non per viverci, ma visitarlo lo faccio ogni anno.
No – Parlo solo con mia madre e della sua famiglia – Solo a visitarlo
– Si, è il mio primo vocabolario di italiano. – Regalo di signoria che abitava vicino alla prima casa in Italia. Era una maestra. Per me imparare l’italiano è stato difficile. Sapevo il francese ma l’italiano è diverso. Più complicato per me. Quel vocabiulario mi ricorda la gentilezza delle persone che mi hanno accolto. L’ho visitato una volta ma è stato brutto. – Mi piacerebbe avere una moglie italiana così i miei bambini sarebbero italiani e un po’ del Camerun
– Si questo è uno strumento musicale del Senegal, si chiama kora. – Questa è stata l’unica cosa che mio padre ha portato con sè dal Senegal. E quando ero bambino lo suonava la sera prima di addormentarmi. Sono stato spesso in Senegal. – Adesso non vado da prima della pandemia perché era diventato un poco complicato. Lì ho tutti i miei nonni che sono ancora vivi.
– Ti mando il mio diario. – Lo scrivo tutte le sere. L’ho comprato nel mercato della mia città l’unica volta che sono tornata lì. Per me scrivere il diario è come fare la foto ai pensieri. Quando tocco la copertina però mi viene la mancanza nostalgia del Senegal. Però sono fortunata perchè mia mamma mio padre e mia nonna sono qui con me e ho tutto quello che mi serve. La mia famiglia è arrivata qui molto povera, adesso però lavoriamo nei mercati, vendiamo vestiti. Le cose vanno un po’ meglio. Io sto prendendo il diploma. Mi piacerebbe fare la segretaria e comrpare una casa bella. – Sono stata in Senegal 4 volte, sempre con la mia nonna perchè i miei genitori lavoravano. Però non mi sono sentita libera.
– Questa è la foto della mia città. – La mia città mi manca molto, perchè lì ci sono i miei genitori. Qui sono arrivato con un zio e i cugini per studiare e trovare futuro migliore – Io parlo del Senagal solo con mio cugino grande, perchè noi pensiamo che quando faremo un po’ di soldi potremo tornare e comprare una casa per i miei zii e i miei genitori per vivere tutti insieme. Mio zio non me parla, soffre troppo. – Si, io non voglio sposarmi qui in Italia
– Si è la mia penna porta fortuna. – Non è una penna che costa molto ma la tengo sempre in zaino o in borsa. Ho firmato tutte le cose importanti e non la lascio mai, infatti sta nel portafoglio. Me l’ha data la signora dove ho lacvorato la prima volta – Io sono arrivata in Italia che ero nata da poco. Si può dire che sono nata qui. Mio padre è morto qualche anno fa e io aiuto mia madre e i miei fratelli. Mia mamma ha trovato un altro uomo, sempre nigeriano e si sono sposati. Noi ci pensiamo italiani ormai, alla Nigeria ci pensiamo poco, solo quando sono le feste importanti e allora usiamo gli abiti tradisionali oppure quando facciamo il Ramadan come nei giorni passati – Si perchè mio padre sta in un cimitero in Nigeria
– si è un vestito tradizionale nigeriano – Io ho tanti vestiti che vengono dal mio paese, non li posso usare sempre o a scuola o per uscire perchè mi prenderebbero in giro. Una volta però l’ho messo a un matrimonio e tutti mi hanno fatto i complimenti e sono stata tanto felice. Molti sono vestiti della mia mamma che ha portato quando è venuta in Italia. Li metto anche per fare piacere a lei – Mio papà si occupa di prodotti nigeriani, vestiti, scarpe, borse. Quindi ogni sei mesi va in Nigeria con alcuni parenti per prendere la merce. Stiamo bene economicamente. IO non posso andarci sempre perché i biglietti costano. L’ultima volta è stata l’anno scorso e c’era anche mia mamma. A loro manca, ma in Italia stiamo bene, abbiamo una bella vita e una casa bella, fuori città. Ci rispettano e vogliono bene. Mia cugina ha sposato un ragazzo tarantino! – Come ho detto ci torno spesso. Ma non penso che ci tornerei a vivere. Io sono più italiana che nigeriana
– si, una matrioska – Si è questa matrioska di mia nonna paterna, che è russa. Me l’ha regalata quando sono nata. Lei è morta tanti anni fa in Russia, ma io la tengo con me perchè racconta la sua storia e quella di sua famiglia – I miei genitori sono tornati a vivere in Bielorussia perchè qui non si sono mai trovati bene. Io invece ormai mi sento un po’ italiana – No, perchè ora Bielorussia non è un Paese libero e potrebbe andare in guerra molto presto. Non voglio questo per me
– si – è un Corano di mio padre. Io non sono molto musulmano, ma mio padre e mia madre si. Loro ora sono in Senegal ma io sono rimasto in Italia e lavoro in negosio. Però quel libro per me rappresenta i miei genitori – Mio padre ha sempre detto che andare fuori serviva per tornare in Senegal con una buona posizione. Io non creod molto a questa cosa. Lui vuole che torno lì ma io ormai per metà sono italiano e voglio diventare cittadino – No, solo per trovare i miei genitori
– Su – Sono le scarpe di mia madre quando ha sposato. Lei aveva un vestito bianco come si usa in Italia, era bellissima. Però le foto sono rimaste in Senegal. Lei e mio padre erano fidansati quando sono venuti qui e si sono sposati in Italia. Per mia madre sono il segno di una nuova vita che iniaziava. Lei le ha regalate a me come portafortuna – I miei genitori non sono più tornati in Senegal perchè mio padre ha litigato con tutta la sua famiglia. Quindi a casa mia parlare di Senegal mette un poco tristezza – SI molto, ma per andare voglio mettere io i soldi da parte, perchè mio padre non me li darebbe
– Si, una bambola – Questo è un giocattolo (bambola) che mi regalò una signora quando sono stata in ospedale qui in Italia per farmi stare buona. è tutta rovinata però per me era molto bella perché i giocattoli in Senegal non sono così belli e non esistono le Barbie, ma solo le bambole fatte con gli stracci o di panno – I miei genitori sono molto legati al Senegal e tornano una volta ogni tanto, quando ci sono i soldi. I miei nonni sono tutti vivi ma non sono voluti venire in Italia. Qui ci sono tanti amici e un fratello di mia mamma e con loro conserviamo le tradizioni. Qui ci hanno accolto bene, è bella Taranto. Solo che il cuore sta da un altra parte. I miei soffrono molto, io di meno, perchè sono nata qui – Si molto, io e mia sorella non andiamo da prima della pandemia
– Si, una gonna tradizionale – é l’unico abito che ho come ricordo del mio Paese e lo usi nei giorni di festa. Prima di me è stato di mia madre – I miei genitori mi hanno sempre insegnato la tradizione e sono contenti quando mi vesto da senegalese. Anzi, loro si arrabbiano quando mi vesto troppo da occidentale perchè pensano che perderò le mie origini – Non molto, avrei paura, non è un posto sicuro per una ragazza
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